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ISTITUTO “MONTI” DI ASTI, IV BP: UNITÀ E DEMOCRAZIA

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Non vediamo l’ora di arrivare al momento felice in cui vedremo la nostra patria libera! E soprattutto che le frivole distinzioni di essere nato a Milano, a Napoli, a Torino, spariscano per sempre tra i patrioti. Noi siamo tutti di uno stesso paese, di una stessa patria. Gli italiani sono tutti fratelli.”: così scriveva Filippo Buonarroti nel 1796.

Dagli ideali di libertà e unità dei primi patrioti partiva quel processo risorgimentale che tra incertezze e contraddizioni avrebbe portato nel 1861 ad un’Italia ancora tutta da costruire: geograficamente, socialmente, economicamente, culturalmente.

A che punto è arrivato questo processo dopo 150 anni?

Abbiamo imparato che l’unificazione non è qualcosa da celebrare ma un processo da studiare. E del Risorgimento noi abbiamo studiato gli eventi , approfondito gli orientamenti ideologici, per capire se è lì che possiamo trovare le radici della nostra identità collettiva, per capire quanto l’idea di democrazia sia per noi collegata a quella di unità.

Come afferma Roberto Cartocci “Ogni riferimento alla bandiera, all’inno, alla nazionale di  calcio, a Cuore di De Amicis, al Risorgimento, al fascismo o alla Resistenza, è utile per stilare una diagnosi del nostro stato di salute come popolo e soprattutto per individuare i molteplici processi attraverso cui la nostra identità si crea, si alimenta e si logora (…) L’identità collettiva degli italiani è una questione di tutti i giorni, e inoltre è più un problema di prospettive future che di eredità storiche.”

 Dobbiamo quindi guardare al passato per comprendere la nostra storia e progettare il futuro: un futuro che dovrebbe realizzare  una sintesi tra unità e democrazia.

Insieme, abbiamo discusso l’importanza di eliminare i pregiudizi e gli stereotipi che accentuano le divisioni, di promuovere la cooperazione e la coesione, di condividere gli obiettivi ma valorizzare le differenze, per costruire un’identità capace di accogliere.

Confrontando le nostre ide di democrazia ci siamo accorti che quasi tutte rimandano alla dimensione etica, all’ethos universalista, per dirla con Cartocci.

In conclusione è questo il valore che vorremmo fosse illuminato dalla nostra lanterna: la perequazione sociale, economica e culturale.

Ma che cos’è la perequazione?

E’ l’azione che lo stato dovrebbe esercitare per un percorso verso l’equità effettiva tra i cittadini: colmare i dislivelli, in modo da dare a tutti le stesse possibilità di affermazione individuale e sociale.

Art. 3, comma 2

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Le buone prassi collegate al valore dell’equità:

-sostenere la scuola pubblica

-soddisfare il diritto al lavoro di tutti

-limitare le differenze tra Nord e Sud

-contribuire alla creazione di leggi più solidali

-combattere l’evasione fiscale: tutti devono pagare le tasse in modo equo

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