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Laicità

Credere o non credere?Scarica PDF


  1. Introduzione generale al tema.

Nell’ambito della cultura pubblica è irrinunciabile la dimensione del pluralismo e del relativismo culturale, del rifiuto di qualsiasi dogmatismo e autoritarismo, della responsabile, rispettosa, tollerante, anzi mite e dialogante accoglienza di qualsiasi prospettiva culturale, della capacità di criticare e mettere in dubbio ogni propria certezza, fatte salve ovviamente la ferma, intransigente tutela e la promozione delle ragioni, della dignità, dell’autonomia e dei diritti di ognuno. Nel tentativo di formulare la sfida di una nuova laicità critica e “positiva” non può non emergere la questione della compatibilità profonda tra prospettiva laica critica e la prospettiva religiosa dogmatica.

Sulla strada verso un’interazione tra credenze e non credenze pacifica, vi sono in gioco le forme di laicità che si possono immaginare e costruire e i fondamentalismi e le forme di integralismo restano gli aspetti che maggiormente si oppongono alla costruzione di una società democratica che risponda alle esigenze del presente. Questi non permettono infatti l’attecchimento di valori quali la tolleranza, la libertà, l’accettazione dell’autenticità dell’altro e soprattutto della libertà di coscienza.

Al centro vi è dunque una tutela ed una promozione della libertà individuale, in particolare la libertà – già affermata nella Dichiarazione dei diritti umani del 1948 – di scegliere la propria religione ma anche di non sceglierne alcuna. L’uso libero della ragione e l’adesione a valori e principi etici che sono alla base del pluralismo non sono un’opzione, ma una necessità della democrazia; la laicità non è che una conseguenza di questa libertà di pensiero, che si diffonde a livello sociale e politico.


  1. Alcune questioni di attualizzazione per favorire la discussione.
  • Quali sono i fondamenti di un’etica democratica laica?
  • L’Italia è un paese laico?
  • La democrazia può essere laica? E può non essere laica?

Per discutere in classe: In Occidente, da secoli, è stata adottata la domenica come giorno settimanale di riposo. I calendari però non coincidono con altre culture e religioni sempre più presenti in Italia e questo può provocare difficoltà a chi arriva da altri paesi o viaggia da e in altri paesi.

  • Nella vostra classe c’è qualcuno che ha esperienze da raccontare in proposito?
  • Perché uno Stato laico rispetta le festività del cattolicesimo?
  • Come si può conciliare questo aspetto con il rispetto dovuto ad altre confessioni?
  • E’ realistico immaginare l’ampliamento del rispetto delle festività anche ad altre religioni?


  1. Alcuni brani e testi di riferimento.

E’ possibile fondare e conservare l’eticità in maniera tutta terrena, secolare? Fondare lo Stato su una «morale naturale»? E se ciò non fosse possibile, lo Stato potrebbe vivere sulla sola base della soddisfazione delle aspettative eudemonistiche dei suoi cittadini? tutte queste domande ci riportano a una domanda più profonda, di principio: fino a che punto i popoli riuniti in Stati possono vivere sulla base della sola garanzia della libertà, senza avere cioè un legame unificante che preceda tale libertà? […] Lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che esso stesso non può garantire. Questo è il grande rischio che si è assunto per amore della libertà. (da Ernst-Wolfgang Böckenförde, La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione; citato in Gustavo Zagrebelsky, Contro l’etica della verità, Edizioni Laterza, Bari, 2008, p. 10 sg.).

Lo stato liberale secolarizzato si fonda su presupposti che esso stesso non è in grado di garantire. Questo è il grande rischio che si è assunto per amore della libertà. Da una parte, esso può esistere come stato liberale solo se la libertà che garantisce ai suoi cittadini è disciplinata dall’interno, vale a dire a partire dalla sostanza morale del singolo individuo e dall’omogeneità della società. D’altro canto, se lo Stato cerca di garantire da sé queste forze regolatrici interne attraverso i mezzi della coercizione giuridica e del comando autoritativo, esso rinuncia alla propria liberalità e ricade – su un piano secolarizzato – in quella stessa istanza di totalità da cui si era tolto con le guerre civili confessionali. (da Staat, Gesellschaft, Freiheit, Francoforte sul Meno, Suhrkamp, 1976, p. 60).

Invece, la dottrina laica dei diritti non è quella cattolica, come risulta da un punto cruciale: per la prima, il limite dei diritti è l’uguale diritto altrui; per la seconda, l’ordine naturale giusto. La differenza è capitale. La prima dottrina mira alla libertà; la seconda, alla giustizia. Valori diversi e, in certi casi, anche in conflitto, come constatiamo, ad esempio, a proposito del riconoscimento delle unioni al di fuori della famiglia tradizionale: per gli uni, non fanno male a nessuno; per gli altri, sono comunque “disordinate”. Solo mantenendo le differenze si può salvare la ricchezza delle diverse tradizioni: nella specie la tensione alla libertà (contro il quietismo oppressivo della giustizia) e la tensione alla giustizia (contro la prepotenza senza limiti), da Gustavo Zagrebelsky, L’identità cristiana e il fantasma dell’assedio, La Repubblica, 5 ottobre 2005.

Percorso di approfondimento sulla laicità in 6 articoli a cura di Mariachiara Giorda:

1 La bioetica laica
2 Le laicità e la democrazia
3 Per una storia della laicità

4 La laicità nell’ordinamento giuridico

5 La laicità come strumento di libertà

6 I fondamentalismi

Una notizia di cronaca: i matrimoni misti

Roma – Una realtà in continua crescita: in dieci anni i matrimoni tra stranieri e italiani si sono triplicati. Un aumento del 300%. Non solo. Negli ultimi quattro anni, il numero dei bambini nati da coppie miste è aumentato del 22%. Iqbal fa l’agricoltore, è di religione sikh e viene dal Punjab. Barbara, è italiana, studia sociologia e fa il dottorato a Parma. Il loro è stato un colpo di fulmine: si sono conosciuti e dopo un anno si erano sposati. Iqbal e Barbara sono solo una delle 600mila coppie miste sposate e conviventi, che vivono oggi nel nostro Paese.

Il boom è ben fotografato dall’Istat: nel 2004, in Italia si sono celebrati 28mila matrimoni con almeno un coniuge straniero. Vuol dire che il 10,4 per cento delle unioni è stato tra italiani e immigrati. Nel 1992, invece, erano solo il 3,2 per cento. Nel 2004, le coppie miste sposate in Italia hanno così superato quota 200mila. Nel ’91 erano appena 65mila. Vivono soprattutto nel Nord, con un record in Lombardia (39.372). I dati non ufficiali, però, parlano di oltre 600mila coppie miste se ai matrimoni sommiamo le coppie di fatto, in cui almeno un partner è straniero. Il 78,5% dei matrimoni misti è tra un italiano e una straniera: si sposano con italiani il 77,5% delle filippine, il 67% delle romene, il 63,6% delle peruviane e il 57,7% delle albanesi.

Fra gli uomini, sono soprattutto gli africani a prendere in moglie un’italiana: il 74,8% dei senegalesi, il 71,9% dei tunisini, il 53,2% dei marocchini. Comunità chiusa quella dei cinesi, che si sposano tra loro nel 84,2% dei casi. Solo il 10% dei matrimoni misti avviene tra cristiani e musulmani. Sono infine 216.824 le coppie sposate in cui entrambi i coniugi sono stranieri. “Una coppia mista – spiega Mara Tognetti, docente di Politiche migratorie all’università Bicocca di Milano – è un prezioso laboratorio culturale per chi le sta attorno: figli, parenti e amici. Ma è anche una coppia più fragile, più osservata dai vicini e che ha bisogno di una maggiore negoziazione: dai figli alla gestione dei soldi, tanti sono infatti i motivi di discussione.

Secondo l’Istat – prosegue la Tognetti – una coppia mista dura in media 13 anni a Lecce, 7 anni a Milano, 5 anni ad Ancona”. Elemento critico: i figli. “Nel Nord Africa – ricorda la sociologa – i figli sono sotto la potestà esclusiva del padre. Da qui, il fenomeno dei bimbi rapiti”. Ancora più problematica la vita delle famiglie “miste miste”: “Quando entrambi i coniugi sono stranieri, ma di origine diversa – sostiene la docente – manca un partner che faccia da mediatore con la realtà sociale. Ne consegue una maggiore chiusura delle coppia verso l’esterno e un aumento dei casi di divorzio”.

Non va poi dimenticato che sposare un italiano può essere una scorciatoia per ottenere la cittadinanza (nel 2005, 11.854 stranieri sono diventati cittadini italiani, in seguito a nozze). Non mancano, così, i casi di matrimoni di comodo. “All’anagrafe di Milano – racconta la Tognetti – sono stati segnalati episodi di persone, che si erano sposate a loro insaputa”. “Conosco molte coppie miste ben integrate – spiega Franco Pittau, coordinatore del Dossier Caritas/Migrantes – ma non vanno nascoste le difficoltà: il ruolo subordinato della donna in molte culture lontane dalla nostra, le differenze religiose e infine le prospettive migratorie del coniuge straniero. Accade infatti – sostiene Pittau – che molti immigrati, soprattutto del Nord Africa e dell’Est Europa, non vogliano rimanere in Italia per sempre. Ma, dopo qualche anno vogliono tornare a casa, portando semmai con sé i figli nati in Italia”.

(da “La Repubblica”, 15 gennaio 2007)

Per discutere:

  • Conoscete casi di matrimoni misti?
  • Quali sono le ragioni pro e contro i matrimoni misti?
  • Secondo voi quali sono i problemi che possono nascere tra coniugi e nell’educazione dei figli quando un uomo e una donna di culture e religioni diverse si sposano?
  • Come sono regolamentati in Italia i matrimoni misti?

Torino multireligiosa: i segni della storia, le tracce della geografia.

In diversi momenti, la geografia dei luoghi sacri di Torino è stata fortemente influenzata dal fattore dell’immigrazione, che è diventata cifra dei processi di inclusione e di esclusione della città: oggi i luoghi religiosi raccolgono comunità di migranti e sono una delle lenti di lettura della “capacità di integrazione multiculturale” di Torino. I luoghi non parlano solo dei nuovi culti, ma dei nuovi credenti in termini quantitativi e in termini di legittimità e riconoscimento pubblico, come quello che hanno ottenuto i romeni ortodossi.

Ogni spazio, prima di essere un luogo di riposo per i sensi, è opera della mente; il suo aspetto è costituito più da strati di memoria che da strati di roccia. Lo spazio sacro è qualcosa di più: non è solo un paesaggio denso di significato e di memorie; lo spazio sacro ha un potere evocativo che trascende lo spazio stesso, distinguibile nel grado di intensità degli strati storici d’uso religioso, ma anche nella sua intrinseca funzione e natura. Un luogo sacro ha un’attività performativa in senso religioso, è la localizzazione di un’attività rituale, in esso le persone entrano in contatto con il divino e lì risiede la potenza divina capace di trasformare la vita umana; un luogo sacro è l’icona, la metafora del mondo religioso.

Vi sono spazi sacri costruiti dall’uomo per scopi religiosi, o spazi naturali vissuti come religiosi; vi sono spazi che possono essere frequentati fisicamente, altri con l’immaginazione o anche virtualmente. Sono spazi contraddistinti dalla presenza o da un segno divino, che possono essere episodi, eventi, o oggetti, immagini, spazi che alimentano una memoria, spazi resi sacri da un corpo santo. Vi sono spazi sacri che includono spazi non-sacri o spazi sacri che in determinate occasioni possono diventare non-sacri: una casa può essere riempita di significati e simboli religiosi, divenire sacra, senza smettere di essere una casa. Un luogo sacro esiste quando è interpretato come tale.

La Torino di fine Ottocento non si distingue solo per il cattolicesimo sociale che ne permea le chiese, gli istituti, gli oratori: è anche una città in cui il dato multireligioso inizia, pur timidamente, a emergere; il Tempio valdese e la Sinagoga raccontano questa storia.

Alla fine dell’Ottocento, tanti dei luoghi sacri di Torino erano quindi il centro di attività sociali e caritative sostenute dalle comunità religiose numericamente più significative, quella cattolica, quella valdese e quella ebraica. Nei decenni tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo non si registrano particolari cambiamenti: le azioni di solidarietà e sostegno promosse dai gruppi religiosi si saldano e si adattano al tessuto urbano che cambia e attraversa il primo conflitto mondiale e gli anni di ascesa del fascismo.

Alla fine della guerra, seguirono decenni segnati da un rinnovamento delle strutture ecclesiastiche, che dovevano affrontare la questione operaia legata in particolare alle ondate migratorie provenienti dal sud dalla fine degli anni Cinquanta. La tradizionale attività solidale torinese reinventò nuove forme di assistenza ed integrazione degli immigrati che avevano luogo in un tessuto sempre più fitto di centri cattolici. Anche il mondo evangelico si diede a ripensare la sua capacità di azione, di movimentazione, di accoglienza e assistenza, mentre la comunità ebraica doveva riprendersi dagli anni precedenti segnati anche dalle fratture interne provocate dalla presenza di ebrei fascisti e ebrei che avevano preso parte alla resistenza; la stretta di memorie laceranti e lacerate doveva rallentare per alcuni decenni la ripresa della vitalità della comunità.

Fu negli anni Sessanta che il panorama religioso iniziava a diventare sempre più sfaccettato: alle religioni di più lunga tradizione, l’ebraismo e il mondo evangelico, impegnate in attività di ricostruzione e allargamento della comunità, al cattolicesimo che stava vivendo una stagione di rinnovamento grazie alle scelte forti fatte a livello politico e sociale dall’arcivescovo Pellegrino (1965-1977), si affiancavano nuove credenze venute anche da molto lontano.

Le metamorfosi che allora iniziavano a coinvolgere la cristianità preconciliare investivano anche la Chiesa torinese; i successivi sviluppi della religiosità avrebbero confermato la crisi dei modelli passati di fede e pratica, ma non l’avanzata dell’ateismo né un semplice fenomeno di secolarizzazione. E infatti, anche il processo di scristianizzazione fu rallentato da profondi mutamenti che negli anni Sessanta e Settanta sostenne il mondo cattolico guidato da un vescovo aperto al dialogo, disponibile nei confronti dell’effervescenza movimentista che si esprimeva a livello culturale, sociale e politico. Peculiare di questi anni di “vivacità spirituale”, in mezzo a forme sincretiche di religioni, nuovi culti, pratiche e filosofie sospese tra il sacro ed il profano, è la vox populi che iniziò proclamare una Torino centro dell’occulto, città magica, centro esoterico.

Dagli anni Settanta anche altre religioni “di minoranza numerica”, di derivazione orientale o di innovazione occidentale, hanno un peso sociale sempre più preponderante: a Torino esistono decine di centri buddisti, centri per la meditazione, servizi buddisti, centri studi, centri di informazione e di formazione; un mondo che si richiama generalmente alla spiritualità orientale e in particolare al buddismo, unendo pratiche spirituali e pratiche fisiche, ma che è molto sfaccettato al suo interno.

Seguendo le tracce dei movimenti migratori, si incontra una comunità religiosa in continua espansione, quella islamica, al cui interno devono essere distinti luoghi differenti e differenti gruppi di appartenenza, anzitutto su base nazionale.

Di fronte a questa prolificazione e proliferazione del sacro in innumerevoli luoghi, il cattolicesimo si apre di continuo alla città e dialoga con le altre religioni, cercando di raccogliere l’eredità di quei santi sociali che avevano animato la spiritualità torinese di un secolo passato.

Per approfondire:

Immigrazione e religione, interessi valore e identità nelle nuove chiese etniche a Torino, di Luigi Berzano

http://www.comune.torino.it/intercultura/s3.asp?p0=311&p1=APPROFONDIMENTI&p2=Documenti&p3=Religioni

Le appartenenze religiose a Torino: presenze religiose tradizionali, di Maria Adele Roggero

http://www.comune.torino.it/intercultura/s3.asp?p0=310&p1=APPROFONDIMENTI&p2=Documenti&p3=Religioni

Per discutere:

  • Quali sono le religioni a Torino?
  • Quanti luoghi di culto ci sono?
  • Una delle recenti discussioni ha visto come “tema caldo” la nuova moschea di via Urbino: vedasi articolo seguente.

Moschea di via Urbino, ecco il vero progetto
di Emanuela Minucci

Torino, 1/09/2009, da La Stampa

Chi si era agitato nei mesi scorsi («a Torino sorgerà un minareto più alto della Mole») ora non ha più scuse. Il progetto della futura moschea di via Urbino 5 – che qui sopra pubblichiamo in anteprima – racconta, meglio di ogni commissione consiliare o intervista, che cosa sta per accadere in quel quartiere. Il futuro centro multiculturale e di preghiera previsto nel quartiere Aurora (dove oggi c’è il negozio di arredi orientali «Giuberga» come sta scritto sulla targa d’ottone sovrastata da un biglietto da visita di tal «Boroboudur») sarà un edificio molto discreto, praticamente identico a quello attuale, fatta eccezione per la zona attico in cui verranno riproposte finestre a griglia di foggia orientaleggiante. La stessa bordura che rifinisce la casa rimbalzerà sulla moquette rossa dell’interno in cui è stata progettata una grande sala adibita alla zona preghiera.

In questi giorni, gli architetti incaricati dall’Unione musulmani d’Italia, il cui referente torinese è il responsabile dell’Istituto Islamico di corso Giulio Cesare 6, Abdel Aziz Khounati, hanno concluso il progetto che è stato finanziato dal governo del Marocco per 1,2 milioni di euro. Tra qualche giorno cominceranno i lavori di ristrutturazione. Il tutto nonostante all’inizio di luglio Abdel Aziz Khounati si sia ritrovato a commentare l’increscioso episodio di una «bomba-carta» sistemata negli scantinati del futuro centro di preghiera: «La moschea sarà fatta. Ormai è deciso – aveva detto -, le autorizzazioni sono pronte, i lavori incominceranno al massimo a settembre». E così sarà.

La moschea di via Urbino è stata anche al centro di una polemica pre-elettorale, legata alle fonti di finanziamento dell’opera: «Abbiamo chiarito tutto, c’è un pagamento del ministero degli Affari Religiosi del Marocco, un milione e 200 mila euro. Un progetto nella massima trasparenza, che prevede anche attività aperte a tutta la popolazione» aveva spiegato, sempre allora, Khounati. Qualche mese fa il ministro degli Esteri, Frattini, di ritorno da una visita in Marocco, ha approvato l’iniziativa finanziata dal governo di Rabat sostenendo, in buona sostanza, che è così che quel paese contrasta all’estero il fondamentalismo islamico.

«E’ indispensabile far uscire le comunità islamiche dalle moschee-garages – aveva detto all’inizio dell’estate in Sala Rossa l’assessore all’Integrazione Ilda Curti – e ricondurre ad un livello di dignità la possibilità di esercitare il proprio culto e la propria fede, anche per contrastare ed evitare infiltrazioni non controllate di predicatori “fai da te”». E aveva aggiunto: «Il superamento delle moschee improvvisate, delle moschee “garage”, è un diritto ed una garanzia non soltanto per i fedeli e per coloro che desiderano professare il loro culto ma è anche una garanzia per quei cittadini che coabitano in situazioni difficili e affollate e per la comunità torinese nel suo complesso». Ora, quel progetto sta veramente per nascere. «E speriamo che per una volta, a differenza di quanto sta accadendo in altre città italiane – conclude Ilda Curti – il quartiere capisca davvero che quanto sta per accadere in via Urbino va nel senso della pacificazione degli abitanti e del rispetto della libertà religiosa: un indirizzo che unirà anziché dividere».

  • Pensi che sia possibile questa libertà di luoghi di culto? È giusto?
  • Credi che sia giusto che vi sia la libertà religiosa in privato e in pubblico?
  • Quali sono i problemi che potrebbero sorgere da questo nuovo edificio di culto?
  • Raccogliete qualche articolo di giornale sul tema e commenta telo facendo attenzione alle varie posizioni politiche


  1. Un’attività didattica da fare in classe.

Iniziative legislative del Parlamento nelle materie di competenza – XVI Legislatura
(a cura di Lucrezia De Rosa )

Tabella: aggiornata al 10 giungo 2010 (pdf SCARICABILE IN http://www.olir.it/news.php?notizia=2654&titolo=Tabella+delle+Iniziative+legislative%2C+parlamentari+e+governative%2C+attinenti+il+campo+della+materI)

Le iniziative, suddivise per materia, sono presentate in forma di tabella contenente:
– numero atto parlamentare con relativo link alla scheda sul sito della Camera o Senato
– titolo della proposta di legge
– informazioni sullo stato dell’iter parlamentare

Voci della tabella:

Confessioni religiose
• Rapporti con la Chiesa Cattolica
• Confessioni religiose diversa dalla cattolica
• Otto per mille
• Libertà religiosa
• Riti religiosi
• Festività religiose
• Insegnanti di religione e parità scolastica
• Tutela dalle sette

Bioetica
• Bioetica
• Procreazione medicalmente assistita ed embrioni
• Testamento biologico ed eutanasia

Biotecnologie

Diritti umani
• Tutela dei diritti umani
• Pena di morte
• Tortura
• Vittime di persecuzioni
• Discriminazione (razziale, etnica, di genere e di religione)
• Traffico di esseri umani e violenza sulle donne
• Mutilazioni genitali femminili
Famiglia – minori
• Famiglia
• Unioni civili
• Affidamento
• Adozioni
• Aborto
• Tutela dei minori

Immigrazione

Per discutere:

Seleziona una delle materie prese in considerazione nella legislazione, per analizzare le novità dell’ordinamento giuridico italiano.

Si può partire da un tema di interesse della classe, discutere a partire dalle idee dei ragazzi, dalle conoscenze in materie per poi scoprire qual è la legge a riguardo in vigore.


  1. Alcuni film legati alla tematica

Religiolus – Vedere per credere (Religulous)

E’ un film del 2008 diretto da Larry Charles scritto, prodotto ed interpretato da Bill Maher. Maher viaggia in giro per il mondo, visitando luoghi di particolare significato religioso, incontrando ed intervistando esponenti di diverse fedi religiose, scienziati, personalità pubbliche e gente comune. Il punto di vista subito dichiarato, è quello di un ateo, convinto che «la religione sia un ostacolo al progresso dell’umanità».

The Millionaire (Slumdog Millionaire)

E’ un film del 2008 diretto da Danny Boyle in collaborazione con la regista indiana Loveleen Tandan, basato sul romanzo di Vikas Swarup Le dodici domande. Jamal, un ragazzo di Mumbai cresciuto nelle slum, sta partecipando al quiz televisivo Chi vuol essere milionario?. La tensione in studio è palpitante, e davanti a un pubblico incredulo il giovane sta per rispondere all’ultima e decisiva domanda, che potrebbe fargli vincere 20 milioni di rupie (poco più di 300.000 €). Prem Kumar, conduttore dello show, prende in antipatia il ragazzo; lui stesso è di umili origini, e non si capacita di come un giovane di tale estrazione possa conoscere tutte le risposte. Prima di rispondere all’ultima domanda, Jamal viene arrestato e interrogato dalla polizia con l’accusa di frode.

Indovina chi viene a cena? (Guess Who’s Coming to Dinner)

E’ un film del 1967 diretto da Stanley Kramer ed interpretata da Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Sidney Poitier e Katharine Houghton. La figlia di due progresisti liberal americani si innamora di un medico nero. Il padre entra in crisi per timore del disagio a cui la figlia potrà andare incontro in una società come quella americana del tempo.


Video tratti da Why Democracy?

Versione sottotitolata in italiano a cura di Camera Distribuzioni Internazionali, disponibile su richiesta presso Acmos.

Bloody Cartoons di Karsten Kjaer

Dal sito di Why Democracy? sul caso delle vignette danesi sull’islam e Muhammad (disponibile presso Acmos – 90′ circa)

Che cosa ci dice la vicenda delle vignette danesi a proposito della democrazia contemporanea?
Molto, a quanto pare. La libertà di espressione è sempre stata un principio fondamentale della democrazia. Immaginare una senza l’altra è impensabile ai più. Ma cosa succede quando un diritto democratico viola i diritti degli altri? La democrazia è compatibile con le religioni? Le religioni sono democratiche? Ancora più importante, Dio è democratico?

Bloody Cartoons è un documentario su come e perché 12 disegni su un giornale danese di provincia abbiano portato un piccolo Paese ad un confronto con i musulmani di tutto il mondo. Chiede se il rispetto per l’Islam combinato con la dura risposta alle vignette ci stia portando verso l’auto-censura. Come dobbiamo essere tolleranti, si chiede, nei confronti delle forme d’intolleranza? E quali limiti ci dovrebbero essere, nel caso, alla libertà di parola in una democrazia?
Il film è stato girato in Libano, Iran, Siria, Qatar, Francia, Turchia e Danimarca, parlando con alcune delle persone che hanno ricoperto un ruolo chiave durante la crisi del fumetto.

  1. Un’esperienza concreta da proporre alla classe.

Visita ai luoghi delle religioni di Torino (in allegato possiamo fornire: Mariachiara Giorda, Spazi sacri a Torino. Dai santi sociali al pluralismo religioso di oggi)

La visita avviene in 2 ore circa ed esplora i seguenti luoghi della Torino multi religiosa di oggi:

  • Maria ausiliatrice
  • Parrocchia ortodossa/cottolengo
  • Moschea
  • Consolata
  • Duomo

Centro Interculturale di Torino e Torino Spiritualità: incontri su teologie, esistenze, cosmologie (14 martedì del 2010/2011, ore 18.00 presso il Circolo dei Lettori.

Per il programma si veda: http://www.torinospiritualita.org/index.php?evt[page-displayItem]&id=16

Galleria Fotografica
  • Interviste nel cortile del Liceo Juvarra
  • Primo incontro del laboratorio di Biennale Democrazia nella 3A Liceo dell’ “I.T.I. Giuseppe Peano”
  • 04112010412
  • Carmillo al Gramsci di Ivrea
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