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Consumi e Stili di vita

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Siamo consumatori o cittadini?


  1. Introduzione generale al tema.

Nel mondo globalizzato e transnazionale contemporaneo la democrazia liberale e i governi nazionali coesistono con forze che hanno un impatto sulla vita quotidiana dei cittadini almeno pari al loro, ma che in varia misura supera il loro controllo.

Secondo Hobsbawm, «La sovranità del mercato non è un completamento della democrazia liberale, bensì una sua alternativa. In realtà è un’alternativa a ogni tipo di politica, dato che nega il bisogno stesso di decisioni politiche; decisioni che riguardano gli interessi comuni o di gruppo, e in quanto tali sono distinte dalla somma delle scelte, razionali o meno, degli individui che perseguono interessi privati. La partecipazione al mercato sostituisce dunque la partecipazione alla politica. Il consumatore prende il posto del cittadino».


  1. Alcune questioni di attualizzazione per favorire la discussione.
  • Quale potenziale abbiamo noi, come singoli, per incidere sulle scelte economiche?
  • Come il nostro stile di vita influisce e influenza la società? E come la società influenza il nostro stile di vita?

Sicuramente nella nostra riflessione non possiamo sottovalutare il ruolo dei mass media, primo strumento che, entrando nelle case dei cittadini, influenza più o meno apertamente le nostre scelte.

Un tempo se chiedevi ad un ragazzo da cosa dipende la nostra vita, avrebbe risposto che dipende dall’aria che respiriamo, dall’acqua che beviamo, dal cibo che mangiamo,dalla pioggia e dal sole. Oggi ti risponde che dipende dai soldi. Il guaio è che rispondiamo così anche noi adulti, perché la cultura del denaro si è impadronita della nostra mente e della nostra cultura. (da: Guida al consumo critico 2008)

  • La classe cosa ne pensa? A quale risposta gli studenti si sentono più vicini e perché?
  • Quale rapporto hanno o non hanno con l’ambiente? E con il denaro?

All’interno della “ Guida al consumo critico” si legge che per vivere bene una delle parole d’ordine

è consumare con rispetto. Che cosa significa?

  • Cosa significa per gli studenti vivere bene?
  • Quanto e come consumano? Che cosa?


  1. Alcuni brani e testi di riferimento.

Marc Augé, Nonluoghi, 1992, tr.it. Milano, Eleuthera 1993.

I non luoghi

“Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico, definirà un nonluogo. L’ipotesi che qui sosteniamo è che la surmodernità è produttrice di nonluoghi antropologici, in cui grandi magazzini, distributori automatici e carte di credito riannodano i gesti di un commercio «muto», un mondo promesso alla individualità solitaria, al passaggio, al provvisorio e all’effimero.(esempio di invasione dello spazio da parte del testo) i grandi magazzini; qui il cliente circola silenziosamente, consulta le etichette, pesa la verdura o la frutta su di una macchina che unitamente al peso gli indica il prezzo, poi tende la sua carta di credito ad una ragazza anch’essa silenziosa, o poco loquace, che sottopone ogni articolo alla registrazione di una macchina decodificatrice prima di verificare la validità della carta di credito. Tutte le interpellanze provenienti dalle nostre vie di comunicazione, dai nostri centri commerciali o dalle avanguardie del sistema bancario poste all’angolo delle nostre strade mirano simultaneamente, indifferentemente, a ciascuno di noi («Grazie della vostra visita», «Buon viaggio», «Grazie per la vostra fiducia»); non importa chi di noi: esse fabbricano «l’uomo medio», definito come utente del sistema stradale, commerciale o bancario.”

I Mapuche contro Benetton per l’esproprio delle terre in Patagonia

www.ecoblog.it/post/8526/i-mapuche-contro-benetton-per-lesproprio-dei-terreni-in-patagonia

I Mapuche sono una popolazione indigena della Patagonia che si è vista espropriare la propria terra da parte di Benetton che ha acquistato il 10% delle terre della Patagonia per allevarvi pecore da lana. Tra gli ettari di Benetton ci sono pezzi di terreno sui quali vivono una coppia di agricoltori Mapuche, la famiglia di Rosa e Atilio Curiñanco-Nahuelquir.

Da febbraio 2007 i Mapuche, guidati da Rosa e Atilio, hanno fondato la Comunità di Santa Rosa, per protestare contro Benetton che li ha espropriati dei territori che spettano loro di diritto per discendenza. La questione è più complessa perché la Benetton ha acquistato i territori da una compagnia inglese e spetterebbe al governo di Buenos Aires espropriare a sua volta Benetton per restituire la terra alle minoranze indigene.

La questione dei Mapuche solleva anche un’altra questione, prettamente di coerenza: come può Benetton, che si gloria di campagne pubblicitarie multirazziali, continuare a mantenere intatta la sua immagine mentre priva un gruppo di persone della loro terra, mentre toglie loro l’accesso all’acqua, ai trasporti e nega l’accensione di fuochi nella sua/loro proprietà?

Proprio della storia dei Mapuche, della loro lotta contro Benetton e dei soprusi della nota azienda italiana parla il film italo-argentino-inglese Colours At the End of The World, di Ale Corte, vincitore dell’EcoVision Film Festival 2009. Vi lascio ad un’anteprima del documentario e vi invito a commentare sulla questione della comunità di Santa Rosa, meglio nota come la questione Mapuche vs Benetton.

Palahniuk C. Fight Club, Mondadori, Milano, 2003

«Ero incastrato sfogliavo cataloghi, mi domandavo quale tipo di salotto mi caratterizza come persona?».

E’ che quando compri dei mobili tu dici a te stesso : non avrò mai più bisogno di comprare un divano, qualunque cosa capiti il problema del divano è risolto. Avevo tutto, avevo uno stereo piuttosto decente e un guardaroba che stava cominciando a diventare rispettabilissimo. Mi mancava poco per essere completo>>

« Sai cos’è un piumino? Perché io e te sappiamo cos’è un piumino? E’ essenziale alla nostra sopravvivenza? No, allora cosa siamo?

Siamo consumatori, siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini, povertà, non ci spaventa. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, le televisioni con cinquecento canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, poche calorie, l’arredatrice Marta Stewartl, Marta sta lucidando le maniglie sul Titanic, va tutto a fondo…[..]

Io dico non essere mai completo, smetti di essere, perfetto, evolviamoci e le cose vadano come devono andare. Per me forse potrei sbagliarmi, forse è una terribile tragedia…»

«No, non è una tragedia, sono solo oggetti »

«Bhè hai perso un sacco di soluzioni versatili per il vivere moderno»

«Hai ragione…e poi la mia assicurazione coprirà tutto»

«Le cose che possiedi alla fine ti possiedono»

Oppure http://www.youtube.com/watch?v=H7xTgqvtLzk


  1. Un’attività didattica da fare in classe.

Attività: la pubblicità è…

Dividere la classe in gruppi: ognuno seleziona una o due pubblicità da giornali/ TV/ Internet

  • Quale modello e stile di vita ci propongono?
  • Come ci rapportiamo ad esso?
  • Conosciamo la storia dei prodotti che consumiamo?
  • Cosa implica la produzione di quel prodotto? Quali conseguenze ambientali/ sociali/ culturali ha?
  • Si provi a comparare l’immagine che alcuni marchi internazionali ci offrono attraverso la pubblicità e la situazione reale legata alla produzione dei loro prodotti:

A) Benetton, immagine multiculturale e di integrazione ma anche esproprio terre in Argentina [cfr. articolo Mapuche contro Benetton]

B) Coca Cola e la ricetta della felicità http://www.youtube.com/watch?v=gjdreMARNYg,

ma anche

http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/appello.htmlhttp://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/appello.html

La multinazionale nordamericana persegue in Colombia una politica di totale precarizzazione della manodopera, attraverso l’utilizzo di lavoratori temporanei, i quali vengono continuamente sostituiti e sono costretti ad associarsi in cooperative per essere pagati secondo il lavoro realizzato.
Con questo sistema la retribuzione può scendere al di sotto del salario minimo previsto dalla legge, che oggi è di 375.000 Pesos, circa 125 Euro al mese. Il sindacato chiede che questo tipo di flessibilità finisca, che tutti i lavoratori abbiano contratti stabili e che i salari permettano ai lavoratori di vivere bene.
Il Sinaltrainal chiede inoltre di fermare la politica di delocalizzazione e chiusura degli impianti (ne sono stati chiusi undici), con la soppressione di fabbriche che tradizionalmente hanno operato in Colombia, perchè causano disoccupazione e impoverimento delle regioni dove storicamente vi è questa presenza. Il sindacato esige che questi impianti rimangano aperti, che i lavoratori che stavano lì continuino a lavorare, che si mantengano quelle strutture anche perché i municipi e le regioni dove si trovano possano continuare ad avere delle entrate attraverso le tasse.
Altri fatti gravi riguardano la persecuzione e l’assassinio dei lavoratori che si iscrivono al Sindacato, la violazione delle libertà sindacali e gli innumerevoli casi di sequestri, intimidazioni, torture e incarcerazioni arbitrarie che spesso avvengono nel mezzo di trattative e negoziazioni con l’impresa.
Per portare avanti la massimizzazione dei profitti e la politica di contenimento dei costi attraverso la precarizzazione dei lavoratori, è necessario annientare il sindacato che a questa politica si oppone con forza.
E’ una politica violentissima che si prolunga dal 1987.”

C) Nestlè

Alcuni spot pubblicitari che puntano sul gusto, sulla naturalezza del prodotto e sulla purezza del cioccolato

http://www.youtube.com/watch?v=2nGHh2LgX_Y&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=aXWfpAZO7qE&NR=1

Nestlé è il più grande produttore di cibo mondiale, il gigante del settore agroalimentare, con stabilimenti in più di 80 paesi ed un giro d’affari di circa 52 miliardi di dollari. Con un budget pubblicitario di circa 8 miliardi di dollari all’anno, Nestlè ha un notevole vantaggio sulle donne che producono naturalmente il latte per i loro neonati e non hanno “una fortuna” da investire per promuovere la bontà del loro prodotto.
Nestlè ha infatti dalla fine del 1999 iniziato una vera e propria operazione di contropropaganda, a partire dalla Gran Bretagna, che cercasse di ridare lustro al marchio della compagnia oramai logorato dai 23 anni di boicottaggio, che si sono fatti sentire ed hanno lasciato il segno nell’opinione pubblica, e che hanno posto problemi, come quello di avere campagne pubblicitarie bloccate perchè giudicate ingannevoli dalla Advertising Standard Authority o dal fatto che il parlamento europeo vorrebbe convocare delle multinazionali in audizioni pubbliche per gli abusi e i danni da queste causate negli anni. Nestlè è la prima compagnia che vorrebbero mettere in questa scomoda posizione.
Così Nestlè ha cercato di incrementare, e molto pubblicizzare, le sue iniziative di beneficienza verso attività dedicate ai bambini ed alle chiese. La loro nuova tattica comprende anche arrivare a mettere la pubblicità su media abbastanza rispettati per i loro contenuti attenti (come “The Big Issue”) per recuperare immagine anche nei settori che più sono stati attenti ai motivi del boicottaggio e per cercare di cancellare l’immagine che si è diffusa negli anni ossia che Nestlè tragga i suoi massimi profitti succhiando con avidità dai paesi del terzo mondo (ma in effetti è così). Nestlé produce quasi tutto quello che nel settore alimentare può essere confezionato e venduto. Qui di seguito c’è la serie di marchi e prodotti commercializzati dalla Nestlè, che è comunque in continua espansione, assorbendo società più piccole.

  • Caffè e simili: Nescafè, Orzoro, Nesquik, Malto Kneipp
  • Biscotti e simili: Dorè, Cheerios,
  • Pasta e riso: Buitoni, Pezzullo, Curtiriso, Bella Napoli
  • Surgelati: Surgela, Mare fresco, Valle degli Orti
  • Gelati: Motta, Alemagna, Antica gelateria del corso, McDonald’s McFlurry
  • Acqua: Acqua Vera, S. Bernardo, S. Antonio, S. Pellegrino, Perrier, Claudia, Panna, Pejo, Levissima, Lora recoaro
  • Soft drinks: One-O-One, Chinò, Aranciata S. Pellegrino, Acqua Brillante Recoaro, Beltè, Gingerino Recoaro, Nestea, Nestè, Sanbitter
  • Dolci: KitKat, Galak, Lion, Crunch, Smarties, After Eight, Quality Street, Toffee, Polo

  • Formaggi, latticini: Locatelli (Pizzaiola), Fiorello, Fruttolo, Formaggino Mio,
  • Cibi per animali: Friskies, Buffet
  • Salumi: King
  • Cioccolato: Perugina (Cacao, Le Ore Liete, Baci Perugina), Nestlè (Cioccoblocco, Galak)
  • Brodo: Maggi
  • Cosmetici: L’Oreal
  • Varie: Diger Seltz

Per Discutere:

  • Sapevate che spesso un grande marchio nasconde brand più piccoli?
  • Sapevate che la stessa azienda produce tipi di prodotto di generi differenti, cioè dall’alimentazione per animali ai prodotti di bellezza?
  • Secondo voi cosa implica questa frammentazione?
  • Provate a cercare altre pubblicità legate ai prodotti sopra elencati. Cosa notate? Chi sono i destinatari? Su quali caratteristiche del prodotto punta l’azienda?
  • Come consumatori quali tecniche si possono adottare per essere più consapevoli?
  • Quali strumenti conoscete? Quali canali alternativi di mercato conoscete? ( commercio equo…)

Dopo aver riflettuto nel piccolo gruppo, sarà opportuno condividere in plenaria con la classe le considerazioni conclusive.


  1. Film legati alla tematica

Supersize me, di Morgan Spurlock. Documentario, 98′ Usa 2004

Il documentario di Morgan Spurlock traccia una linea di confine tra la cattiva alimentazione e il cittadino che la “subisce”. Il dito viene puntato contro i fast food e l’oggetto d’indagine è l’obesità, non dal punto di vista soggettivo, ma come piaga sociale, come problema mediatico, economico, politico e culturale, come un muro che forse soltanto la medicina può oltrepassare, ma non abbattere. La trama è semplice: Morgan Spurlock si sottopone ad una ferrea dieta a base di grassi. Per tre volte al giorno dovrà consumare i pasti da MacDonald’s, avvalendosi della vasta scelta di percorsi calorici da loro consigliati, sempre in formato “supersize”. Il tutto per un mese. Tre esperti, un cardiologo, un nutrizionista e un gastroenterologo seguono il cammino dietetico del regista, prima, durante e dopo. Le conseguenze mediche, subite dal corpo di Spurlock, sono ciò che il film si propone di dimostrare. Una ricerca stilistica e visiva eccellente per il genere e un ritmo piacevole, divertente, a tratti degno di una commedia, rendono questo documentario di livello mondiale, adatto a tutti, educativo, oltre che manifesto reale di un quadro lucido e cinico della società americana.

Certo è giusto ricordare che qui si parla di multinazionali e non di individui; che se gli intenti narrativi sono quelli di un esperimento scientifico, forse, vengono trascurate un po’ troppe variabili; e ancora, che alcune presunte indagini statistiche risultano un po’ forzate, come ad esempio che i bambini americani possano arrivare a confondere Gesù Cristo con Bush, ma mai nessuno che non sappia chi è Ronald MacDonald. E soprattutto, se interessano le conseguenze distruttive di alcuni cibi sull’uomo, perché il piacere che da esso ne deriva è appena accennato? Forse che il piacere dell’uomo sia la sua autodistruzione.

Thank you for smoking di Jason Reitman. Commedia, 92′ Usa 2005

Nick Naylor (Aaron Eckhart) è il portavoce della Big Tobacco. La sua funzione principale è quella di combattere contro i detrattori delle sigarette convincendoli che fumare non è poi così negativo. I suoi amici sono i lobbisti dell’alcol e delle armi, è buon padre di famiglia, separato dalla moglie, ma adorato dal figlio, e poi ama il suo lavoro. Tutti gli danno addosso, e lui si difende con maestria, favella e arguzia. La sua vita fra minacce, capi poco efficienti che “provengono dai distributori automatici”, e problemi quotidiani è tutt’altro che semplice. È dagli anni settanta che è vietato fumare al cinema. Oggi, non si può fumare nei luoghi pubblici, negli uffici, sul treno, in aereo. La strada dei fumatori è ogni giorno sempre più irta di ostacoli, ed è interessante vedere gli statunitensi, che ormai lottano contro la sigaretta anche negli spazi aperti, girare un film su questo tabù. Nel film di Jason Reitman (figlio del regista Ivan Reitman), classe 1977, non si accende una sigaretta, ma se ne parla a ogni secondo con caustica ironia. La sceneggiatura e l’interpretazione di Aaron Eckhart sono infatti il fiore all’occhiello di questo lungometraggio, che ha numerosi momenti convincenti. Tutte le sequenze con gli amici “mercanti di morte”, le infinite diatribe con il senatore detrattore dell’industria del tabacco e sostenitore del colesterolico Cheddar Cheese, il cinismo del “Capitano” Robert Duvall sono da ricordare per gli intelligenti dialoghi. Thank you for smoking è la conferma di come l’America, quando mette in ridicolo le proprie convinzioni e i propri stereotipi, riesca a dare vita a commedie che fanno ridere e riflettere.

Fight club di David Fincher. Drammatico, 139′ Usa 1999

Picchiarsi per stare meglio: questo l’assunto del film. Dopo il successo, in parte inaspettato, di Seven, Fincher ripercorre e perfeziona la violenza. Pitt è semplicemente il diavolo: forte, astuto, bello e violento. Norton ne rimane sedotto. Nota di costume sulla pratica di scaricamento delle tensioni con scarico di pugni. Machismo imperante. Suggestioni da palestra di pugilato. Ideologia atta a suscitare polemiche. Ben diretto e ben interpretato.


Video tratti da Why Democracy?

Sottitoli a cura del Goethe Institut Turin.

Miss democracy (10′ circa) di Virginia Romero
Un concorso di Miss democrazia giudicato da un filosofo greco, un famoso calciatore, un noto gigolò e una stilista delle celebrità. Cos’è la democrazia – bellezza, o denaro e potere?

Palagummi Sainath on Inequality (10′ circa)

Palagummi Sainath on Media (10′ circa) di Deepa Bhatia

Palagummi Sainath (1957 -), il vincitore 2007 del Premio Ramon Magsaysay per il giornalismo, la letteratura, arti creative e di comunicazione, è un premiato giornalista indiano specializzato sullo sviluppo – un termine che evita, preferendo invece dichiararsi ‘reporter rurale’ – o semplicemente ‘reporter’ e fotoreporter; il suo lavoro si concentra su problemi sociali, affari rurali, povertà e conseguenze della globalizzazione in India. Negli ultimi 14 anni ha trascorso tra 270 e 300 giorni l’anno nella aree rurali interne (nel 2006, oltre 300 giorni). E’ Rural Affairs Editor di The Hindu, e contribuisce con le sue colonne alla redazione di India Together. Il suo lavoro vanta l’elogio del premio Nobel Amartya Sen che lo ha denominato “uno dei più grandi esperti al mondo su carestia e fame”.


La storia delle cose

Annie Leonard ci spiega qual’è il problema della corsa al consumismo iniziata negli anni 50. Il perchè oggi ci stiamo dirigendo contro un muro.

La storia delle cose – parte 1

http://www.youtube.com/watch?v=18a1GQUZ1eU

La storia delle cose – parte 2

http://www.youtube.com/watch?v=fRrpNgIG0jA

La storia delle cose – parte 3

http://www.youtube.com/watch?v=WwAgiNbcsIg&feature=relatedhttp://www.youtube.com/watch?v=WwAgiNbcsIg&feature=related


  1. Un’esperienza concreta da proporre alla classe.

Visita in Casa acmos (Torino, Via Leoncavallo 27)

Casa Acmos è una comunità educativa nata nel 2002 che si colloca nell’ex fabbrica Ceat, all’interno

del quartiere Barriera di Milano: quartiere periferico che ha conosciuto l’industrializzazione e

adesso vive le nuove ondate migratorie.

All’interno di questo contesto Casa Acmos diventa protagonista del territorio circostante, tessendo

reti di collaborazione con le altre associazioni e con agenzie educative, con le scuole e con la

circoscrizione.

La comunità, inoltre, desidera porsi come fucina di elaborazione culturale, partendo da quattro

principi ispiratori:

  • Formazione permanente: crediamo non sia scontato riuscire a leggere criticamente gli stimoli e tutte le informazioni che quotidianamente provengono dalla nostra società. Per questo motivo è bene allenarsi e sapere utilizzare le lenti interpretative adeguate per filtrare e interpretare la nostra realtà, partendo dall’informazione e dalla formazione partecipata. Ogni ragazzo può essere protagonista attivo e cosciente della propria vita, basta solo a trovare gli strumenti giusti per emergere.
  • Accoglienza: crediamo che la solidarietà e l’accoglienza debbano essere le basi che regolano le relazioni nel terzo millennio e ci adoperiamo in tal senso tutti i giorni perché diventino la prassi della nostra vita. Per questo vogliamo fare nostra l’attenzione ai rapporti con le altre persone, che deve partire dalla capacità di ascoltare e dialogare, come insegnava Freire.
  • Risoluzione non violenta dei conflitti: in questo periodo storico fortemente caratterizzato da guerre, i micro conflitti quotidiani rischiano di minare gli equilibri relazionali. Per questo scegliamo di vivere giorno per giorno la relazione con l’altro, mettendo in discussione se stessi e le proprie convinzioni e valorizzando diversità e differenze.
  • Attenzione ai consumi: che ci porta a selezionare i prodotti alimentari proveniente per lo più dal circuito del Commercio Equo e Solidale, dei Gruppi di Acquisto Collettivo e da Libera Terra, che produce olio, pasta e vino provenienti dai territori confiscati alle mafie. Si prediligono l’acqua del rubinetto, i detersivi a basso impatto ambientale e alla spina, la carta riciclata.

Noi ci apriamo per conoscere, formarci, collaborare, progettare con un lavoro di rete nelle scuole, cercando di arrivare ai giovani parlando un linguaggio a loro familiare e comprensibile senza snaturare quanto ciò che si vuole trasmettere.

Proponiamo, quindi, di svolgere un incontro di ogni laboratorio in Casa Acmos, dove gli studenti oltre a conoscere questa realtà, potranno svolgere attività concrete e manuali.

Galleria Fotografica
  • Anche il personale ATA è coinvolto nella carovana al Gramsci..
  • Al Peano, in 3B elettronica il laboratorio è partito al meglio!
  • Giordano Bruno: in 4 AT si discute di Italia
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